Al contrario, si privilegiano questioni come le “auto blu” assegnate ai vip, le diarie dei parlamentari, i ristoranti in cui pranzano, gli “sprechi” individuabili in una spesa pubblica sempre fuori controllo, la scarsa propensione all’innovazione e alla competitività globale delle imprese italiane, i “vecchi egoisti”, lavoratori a tempo indeterminato, che sottraggono futuro e risorse ai giovani, le pensioni d’oro concesse ai privilegiati e chi più ne ha più ne metta. Quelli che seguono i penosi e pilotatissimi talk show televisivi, frequentati dalle comparse politiche, giornalistiche e accademiche del sistema, dovrebbero aver compreso che di euro, di proprietà della moneta e delle banche, di trattati sopranazionali capestro imposti ai popoli e alle nazioni si parla il meno possibile. Vi è poi l’enfatizzazione estrema del “costo della politica”, che diventa la sorgente di tutti i mali nazionali – anche per le forze che dovrebbero essere alternative come m5s – scambiando la causa con l’effetto, al solo scopo di nascondere i veri motivi del degrado economico e sociale italiano, che devono essere cercati altrove per poterli contrastare adeguatamente. Insistono quotidianamente sulla questione del debito pubblico, delle dimensioni e dell’inefficienza della spesa pubblica, accusano lo stato di essere pletorico e di avere troppi dipendenti, sparano indiscriminatamente sullo stato sociale, sull’industria nazionale scarsamente competitiva, sui lavoratori del settore privato (molto spesso sottopagati, disoccupati o inoccupati) a causa del loro costo, sulla scarsa propensione alla ricerca e all’innovazione, che altro non sono se non truffaldini slogan neocapitalistici. I locali pubblicisti mediatici, politici e accademici del neoliberismo, dell’eurofollia e della globalizzazione economico-finanziaria fanno credere esattamente il contrario, nelle loro funzioni di camerieri e “valvassini” delle élite eurofinanziarie che ci dominano. Partiamo da una semplice considerazione: i problemi principali dell’Italia in rapido declino non sono endogeni, ma squisitamente esogeni.